
La teoria conosciuta come “Dead Internet Theory”, o “teoria dell’Internet morto”, sta guadagnando sempre più attenzione nel 2025. Secondo i suoi sostenitori, il Web sarebbe morto tra il 2016 e il 2017, dominato da contenuti generati automaticamente da intelligenza artificiale, mentre le interazioni umane autentiche sarebbero diventate sempre più rare. Questa visione, sebbene possa sembrare estrema, trova risonanza in alcune tendenze attuali che suggeriscono una realtà inquietante: un mondo online in cui la maggior parte dei contenuti è creata da algoritmi e bot, piuttosto che da esseri umani.
Origini della teoria dell’internet morto
La teoria dell’Internet morto ha preso piede verso la fine del decennio 2010-2020 su uno dei forum più controversi del Web, 4Chan. Nel 2021, un post significativo ha attirato l’attenzione, intitolato “Dead Internet Theory: Most Of The Internet Is Fake” (in italiano “Teoria della rete Internet morta: la maggior parte di Internet è falsa”), pubblicato sul forum Macintosh Cafe di Agora Road. Questo scritto metteva in evidenza un Internet dominato da algoritmi che promuovono contenuti non creati da persone, ma da intelligenze artificiali progettate per influenzare opinioni e vendere prodotti.
L’autore del post esprimeva una sensazione di solitudine e paranoia, descrivendo una Rete che sembrava sterile e priva di interazioni genuine. Questo sentimento di noia e alienazione è condiviso da molti utenti, che percepiscono un Internet sempre più centralizzato e controllato da grandi aziende. Piattaforme come X, Facebook e TikTok, un tempo spazi di partecipazione attiva, sembrano ora invasi da contenuti generati automaticamente.
Un episodio emblematico è avvenuto su X, dove un post virale ha paragonato il suono della lingua kazaka a “un motore diesel che cerca di avviarsi in inverno”, ottenendo migliaia di interazioni, nonostante il video fosse stato caricato per errore senza audio. Questo ha portato a sospettare che le interazioni fossero il risultato di bot piuttosto che di utenti reali. Secondo esperti del settore, i bot rappresentano una parte significativa del traffico online, con una stima che indica che circa il 50% del traffico Internet è generato da bot, molti dei quali sono responsabili di spam, truffe e attacchi informatici.
Impatto dell’ia sull’esperienza online
La Dead Internet Theory mette in evidenza un sentimento diffuso riguardo alla trasformazione dell’esperienza online, dovuta alla crescente presenza di contenuti generati da intelligenza artificiale. Artisti e scrittori esprimono preoccupazione per l’invasione di immagini e testi privi di originalità e profondità emotiva. Questo fenomeno non riguarda solo i contenuti, ma anche il modo in cui gli algoritmi influenzano il comportamento degli utenti, spingendoli a pubblicare contenuti progettati per soddisfare le metriche piuttosto che esprimere autenticità.
Questo circolo vizioso contribuisce a un Internet che appare sempre meno umano rispetto al passato. Persino Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, ha manifestato la sua delusione per lo stato attuale della sua creazione, affermando che “il Web non è il Web che volevamo sotto ogni aspetto”. La sua osservazione riflette un malessere crescente tra gli utenti, che si sentono disillusi dalla direzione presa dalla Rete.
Esplorando la realtà oltre la teoria
La teoria dell’Internet morto propone che la maggior parte dei contenuti online sia generata da intelligenze artificiali, una visione che non corrisponde completamente alla realtà attuale. I modelli di intelligenza artificiale, come ChatGPT, non sono ancora in grado di creare contenuti originali senza l’intervento umano. La loro influenza sull’esperienza online è ancora fortemente legata alle decisioni degli utenti.
La persistenza di questa teoria può essere spiegata dalla sua capacità di fornire una narrazione semplice per fenomeni complessi, come la centralizzazione di Internet e la perdita di diversità nei contenuti. Inoltre, come molte teorie del complotto, essa offre uno sfogo per il malcontento degli utenti nei confronti delle forze dominanti del Web.
La situazione attuale è preoccupante, ma non priva di speranza. Ci sono ancora spazi online autentici e vibranti, come le comunità su Discord o piattaforme decentralizzate come Mastodon. Alcune grandi aziende tecnologiche stanno iniziando a riconoscere i problemi e potrebbero adottare misure per migliorare l’esperienza degli utenti. La prospettiva di un Internet “morto” non è vantaggiosa per nessuno, nemmeno per chi trae profitto dal mondo online.
La teoria dell’Internet morto non rappresenta una descrizione accurata della realtà, ma serve come monito. Ci ricorda che il futuro della Rete dipende dalle scelte che facciamo oggi, come utenti e come società. La decisione su come vogliamo che sia l’Internet del futuro è nelle nostre mani.